A Messa senza orologio

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Alla messa non si va con l’orologio in mano, come si dovessero contare i minuti o assistere a una rappresentazione. Si va per partecipare al mistero di Dio. E questo vale anche per quanti si recano a Santa Marta alla messa celebrata dal Papa,che, ha detto ai fedeli presenti “ non è una gita turistica. No! Voi venite qui e ci riuniamo qui per entrare nel mistero. E questa è la liturgia”.
Per spiegare il senso di questo incontro ravvicinato con il mistero, Papa Francesco ha ricordato che il Signore ha parlato al suo popolo non solo con le parole. “ I profeti – ha detto – riferivano le parole del Signore. I profeti annunziavano. Il grande profeta Mosè ha dato i comandamenti, che sono parola del Signore. E tanti altri profeti dicevano al popolo quello che il Signore voleva”. Tuttavia, ha aggiunto, “ il Signore ha parlato anche in un altra maniera e in un altra forma al suo popolo: con le teofanie. Quando cioè lui si avvicinava al popolo e si fa sentire, fa sentire la sua presenza proprio in mezzo al popolo. Succede lo stesso anche nella Chiesa”. Il Signore ci parla attraverso la sua parola, raccolta nel Vangelo e nella Bibbia, e attraverso la catechesi, l’omelia. Non solo ci parla ma,ha precisato, “si fa anche presente in mezzo al suo popolo; si fa presente e condivide con il suo popolo un po’ di tempo”.
Questo è ciò che avviene durante la celebrazione liturgica che certamente “ non è un buon atto sociale e non è una riunione di credenti per pregare insieme. E’ un’altra cosa perchè nella liturgia eucaristica Dio è presente” e, se possibile, si fa presente in modo ancor “ più vicino”: La sua, a detto ancora il Papa, “ è una presenza reale”.
Quando parlo di liturgia mi riferisco principalmente alla santa messa. Quando celebriamo la messa non facciamo una rappresentazione dell’Ultima Cena. La messa non è una rappresentazione; è un’altra cosa. E’ proprio l’Ultima Cena; è proprio vivere un’altra volta la passione e la morte redentrice del Signore. E’ una teofania: il Signore si fa presente sull’altare per essere offerto al Padre per la salvezza del mondo”.
Quindi il Papa ha riproposto un comportamento usuale nei fedeli: “ Noi sentiamo o diciamo: “ Ma, io non posso adesso, devo andare a messa, devo andare a sentire messa”. La messa non si sente, si partecipa. E si partecipa in questa teofania, in questo mistero della presenza del Signore fra noi.” E’ qualcosa di diverso da altre forme della nostra devozione, ha precisato ancora portando a esempio il presepio vivente”che facciamo nelle parrocchie a Natale, o la Via Crucis che facciamo nella Settimana Santa”. Queste, ha spiegato, sono rappresentazioni; l’eucaristia è ” una commemorazione reale, cioè è una teofania. Dio si avvicina ed è con noi e noi partecipiamo del mistero della redenzione”.
Il Pontefice si è poi riferito a un altro comportamento assai comune tra i cristiani: “ quante volte – ha notato infatti – contiamo i minuti....” Ho appena mezz’ora, devo andare a messa...”. Questo “ non è l’atteggiamento proprio che ci chiede la liturgia: la liturgia è tempo di Dio e spazio di Dio, e noi dobbiamo metterci lì nel tempo di Dio, nello spazio di Dio e non guardare l’orologio. La liturgia è proprio entrare nel mistero di Dio; lasciarsi portare al mistero ed essere nel mistero”.
E, rivolgendosi proprio ai presenti alla celebrazione ha così proseguito: “ Per esempio, io sono sicuro che tutti voi venite qui per entrare nel mistero. Forse però qualcuno ha detto: ” Io devo andare a messa a Santa Marta, perchè nella gita turistica di Roma c’è da andare a visitare il Papa a Santa Marta tutte le mattine....” No! voi venite qui, noi ci riuniamo qui per entrare nel mistero. E questa è la liturgia, il tempo di Dio, lo spazio di Dio, la nube di Dio che ci avvolge tutti”.
Quindi Papa Francesco ha condiviso con i presenti alcuni ricordi della sua infanzia:” Io ricordo che bambino, quando ci preparavano alla prima comunione ci facevano cantare “ o santo altare custodito dagli angeli” e questo ci faceva capire che l’altare era custodito dagli angeli, ci dava il  senso della gloria di Dio, dello spazio di Dio, del tempo di Dio. E poi, quando ci facevano fare la prova per la comunione, portavano le ostie per fare la prova e ci dicevano: “ guardate che queste non sono quelle che voi riceverete: queste non valgono niente, perchè poi ci sarà la consacrazione” Ci facevano distinguere bene una cosa dall’altra: il ricordo dalla commemorazione”.

E avviandosi alla conclusione, ha invitato tutti i presenti a “ chiedere oggi al Signore che ci dia a tutti questo senso del sacro, questo senso che ci faccia capire che una cosa è pregare a casa, pregare in Chiesa, pregare il rosario, pregare tante belle preghiere, fare la va crucis, leggere la bibbia: e un’altra cosa è la celebrazione eucaristica. Nella celebrazione entriamo nel mistero di Dio, in quella strada che noi possiamo controllare: lui soltanto è l’unico, lui è la gloria, lui è il potere. Chiediamo questa grazia: che il Signore ci insegni ad entrare nel mistero di Dio”.

 

 

 

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